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Quali armi contro l’errore medico?

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"La conoscenza è l'arma". Olio su tela, colla per piastrelle e pagine di Wilbur Smith.

“La conoscenza è l’arma”.
Olio su tela, colla per piastrelle e pagine di Wilbur Smith.

 

Quali armi abbiamo contro l’errore medico?

(Un parallelo su predatori, prede e branchi che possano difenderci)


 

La natura è piena di pericoli. L’ambiente brulica di avvoltoi, iene, sciacalli, faine, oche e pappagalli. Ci sono prede e predatori, vittime e carnefici. Il sistema protegge la specie più forte, quella più resistente, furba, preparata e subdola. Nutre l’animale che corre più in fretta, quello che sa dove nascondersi, come difendersi, con chi allearsi.

Di norma, punisce – finendolo – il più debole, quello che non ha la forza per scappare, o non ne ha la capacità. A volte, per sfiga, anche il più veloce inciampa, viene sbranato e muore.

La natura non sempre è corretta. Forse segue uno schema e lo replica per comodità, abitudine e per aumentare le possibilità di sopravvivenza. O forse no.

Non c’è un arbitro, in natura. O non si vede.

L’ambiente sanitario è un sotto-insieme terrestre, è popolato da diverse specie e lo scenario è – o dovrebbe essere – rassicurante: chi è curato si rivolge a chi cura, chi cura protegge chi è curato.

Fra chi cura, c’è chi lo fa per bene, portando avanti una missione che va ben oltre un mestiere.

Fra chi è curato, c’è chi ha le risorse per avere più possibilità, più libertà e più scelta e chi non ne ha per niente.

Il debole, il povero, l’emarginato, l’ignorante, chi non sa e non si può permettere di sapere, né di parlare e chiedere aiuto, è in fondo alla catena alimentare dell’ambiente sanitario.

Da paziente fiducioso rischia di diventare vittima, non solo del sistema e dei suoi errori, incidentali o dolosi, ma anche degli altri elementi umani che lo affiancano, facile preda di parassiti inadeguati che si nutrono della sua sofferenza.

Quando il paziente, quello più debole e meno preparato, teme di essere vittima di un errore medico, intorno a lui, possono arrivare sciami di avvocati e consulenti, che si propongono per salvarlo, ma non avendone le capacità e le risorse, invece di aiutarlo, ne fanno scempio.

Chi li chiama “avvoltoi”, o “sciacalli”, sbaglia semantica, attribuendo loro più qualità di quante ne abbiano (solo chi è capace di ripulire il territorio dalle carogne, può essere degno di prenderne il nome in prestito).

L’unica vera difesa di quest’uomo (come quella di chiunque altro animale sul pianeta) è l’informazione.

Come uomini, la sola arma che possiamo davvero usare è la conoscenza.

Per difenderci, come esseri umani, prima che come pazienti o vittime di errori altrui, dobbiamo sapere come farlo e a chi affidarci.

Se fossimo bestie, direi: “A quale Alfa associarci”, ma quando l’ambiente è quello ufficialmente sterile degli ospedali, un solo Alfa, non basta più.

In caso di dubbio, quando temiamo di aver subito un danno per colpa di un medico, non basta un avvocato. Non basta nemmeno, da solo, un bravissimo medico legale. E neppure uno stuolo di consulenti. In caso di dubbio, per difenderci, ci serve un branco.

Serve un branco che abbia al suo interno molti avvocati, molti medici legali, molti specialisti; persone preparate e competenti in numero sufficiente per intervenire in tempo.

Serve un branco che abbia le risorse economiche per supportare la vittima senza fargli spendere un solo Euro, anticipando tutte le spese e chiedendo il proprio tornaconto solo in caso di esito positivo.

Se l’azione contro l’errore si risolve con un risarcimento, il “branco” ne tratterrà il venti per cento. In caso contrario, si accollerà ogni costo.

Infine, anche per il più organizzato e forte dei “branchi”, difendere una vittima non è un’impresa facile. Per quanto dia fastidio e non sia “giusto”, non tutte le vittime, purtroppo, possono essere difese. Il “branco” migliore, non è quindi solo quello più abile, ma è anche il più onesto nel riconoscere e accettare i casi sui quali investire tutte le proprie energie.

Come uomini, la sola arma che dobbiamo avere è la conoscenza perché la conoscenza ci rende liberi di scegliere e quando temiamo di essere vittime di un errore medico, scegliere il branco giusto può salvarci la vita.

 

 

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